Campo Estivo Togo – Koveto

Agosto 2019
di Cecilia

Se dovessi descrivere la giornata tipo a Koveto, verrebbe da chiedersi cosa abbia spinto me e i miei compagni a partire e a rimanere una volta arrivati: sveglia all’alba, giornate sotto il sole cocente a lavorare, spaccare e ricostruire, a portare acqua avanti e indietro finché ce la si fa, a cucinare sulla brace un po’ di riso o di igname, a correre nel polverone con decine di bambini urlanti, a lavarsi con un secchio e a dormire per terra. Non esattamente un programma da resort.

Eppure Koveto non è solo questo: Koveto è notti passate a vedere così tante stelle cadenti da perdere il conto. È avere sempre qualcuno accanto, pronto a prenderti il secchio troppo pesante. È sentirsi che vai bene e sei stimata così come sei, con le tue difficoltà e le tue debolezze e anche quando proprio qualcosa non riesci a farlo. È ridere, divertirsi, giocare mentre si lavora, cantare in un misto di italiano, togolese e francese. È il sorriso di un bambino a cui regali una carezza e un abbraccio quando il villaggio lo vorrebbe solo escludere. É l’energia di tanti bambini che corrono dietro un pallone, si impegnano a imparare giochi mai fatti, ti insegnano mille canzoni. È ore schiacciati in pulmino, rimbalzando a ogni buca, stupendosi di quanto imprevedibile possa essere ogni volta il viaggio. È accettare tempi così lunghi di attesa che neanche immaginavi si potesse aspettare così tanto senza lamentarsi. È vedere dopo tanta fatica il dispensario finito e ritinteggiato. È una cultura così diversa che non sempre riesci a capire, e il desiderio di fare domande, di riflettere, di interrogarsi anche sulla tua stessa vita e cultura. È condividere la quotidianità con persone speciali. Koveto è sapere che quando sei affaticato o stanco, ci sarà sempre qualcuno che lo è un po’ meno di te e ti darà quella nuova energia che serve. E sapere anche che tu puoi dare quella stessa energia.

Sono partita perché, come in molti dicono, quando vai in Africa una volta non puoi fare a meno di desiderare ritornarci: ed io sognavo dal 2014 questo «ritornarci». Sono ripartita per un’Africa nuova, diversa da quella che avevo visto. Una volta lì ho trovato Koveto e il Togo, che sono tutto questo, che ho scritto, e molto altro. Sono un nuovo sguardo e un nuovo approccio alla vita, un’uscita dalla comfort zone, un’apertura dei propri orizzonti. Sono quanto di più magico e più reale insieme io abbia mai vissuto.