Campo invernale Senegal
Capodanno 2019/2020
di Francesca
Quando ho deciso di iniziare questa avventura l’ho fatto per me stessa, per la pura voglia di mettermi alla prova ed essere più felice di quello che già ero: puro e sfacciato egoismo di vivere un’esperienza costruttiva, non l’ho fatto per “andare a fare del bene o aiutarli a casa loro”, ma per prendermi tutto quello che di bello una terra come l’Africa potesse offrirmi nel tempo che avevo a disposizione e sperando di ricambiare mettendo a disposizione me stessa e la mia voglia di fare.
Ho scelto di fare volontariato e cooperazione in una terra che per me è sempre stata il simbolo delle radici, della terra e del diritto puro all’esistenza.
Ho disegnato, ballato, suonato lo djembè.
Ho camminato lungo spiagge bellissime e altre rovinate dalla sporcizia.
Ho corretto compiti di matematica sentendo l’emozione di bimbi intorno a me; ho imparato canzoni nuove insieme a loro.
Ho visto l’alba da un piccolo appartamento che per 15 giorni è stato la mia casa e quella dei miei fantastici compagni di avventura; ho cenato su tavoli e sedie che le famiglie del posto hanno tolto alle loro cucine per prestarcele. .
Ho ristrutturato aule e scritto sui loro muri frasi che mi toccavano nel profondo, sapendo che lì ci lasciavo un pezzettino di me; ho preparato maschere di animali e un corso di teatro.
Mi sono goduta la semplicità di indossare abiti morbidi e sandali per camminare tra le strade sabbiose di Bene Baraque e gli abbracci dei bimbi che ci giocano senza preoccuparsi di sporcarsi.
Ho parlato con persone che come noi, di “fare la differenza” in un paese dove ancora l’istruzione e la salute sono ritenuti un privilegio e non un diritto inalienabile per avere la libertà di autodeterminazione che dovrebbe essere sacrosanta.
Mi sono commossa nel vedere quanto una visita oculistica o un paio di occhiali da vista possano offrire a un adulto o a un bambino un futuro migliore se non fare la differenza tra vista e cecità e ho provato un senso di impotenza quando non avevamo a disposizione le medicine per curare una banale congiuntivite.
Se è vero che il mondo non lo possiamo cambiare, credo che il NOSTRO lo possiamo migliorare.
Ho visto gli occhi orgogliosi dei miei figli durante le nostre videochiamate che mi chiedevano foto e video di tutte le cose belle che stavo facendo.
Sono partita con due valigie COLME di cancelleria, medicinali e qualche senso di colpa e sono tornata con le stesse valigie STRACOLME di emozioni ed esperienza, per me e per chi mi sta vicino; sono tornata a casa più ricca e questo fa star bene me è chi mi sta vicino.
Questo viaggio per me non è stata solo un’avventura, ma l’inizio di una ancora più straordinaria.